4.b.1 Che cosa rappresenta il portale?

Il Portale di S. Maria in Calvenzano

Il portale della chiesa di Calvenzano è stato scolpito da uno o più autori di cui non conosciamo il nome, all'interno di un ambiente artistico-culturale sicuramente romanico. C'è divergenza fra i vari studiosi nell'individuare a quale precisa linea di influenza romanica si debba ascrivere l'archivolto di Calvenzano (1), ma vi é unanimità nel porlo, comunque sia, dentro il gusto e l'espressività artistica del XII secolo. Quanto al soggetto rappresentato, si tratta inequivocabilmente dei "Vangeli dell'Incarnazione e della Natività di Cristo", e non esattamente dei "Vangeli dell'infanzia", che includerebbero anche la Presentazione di Gesù al Tempio e il Ritrovamento presso il tempio a Gerusalemme.  Un soggetto, quello dell'Infanzia di Gesù, fortemente fecondo dal punto di vista artistico nella civiltà e cultura medievali.
Per avere un'idea del modificarsi - all'interno di un humus che resta comunque medievale - della stessa fonte ispirativa rappresentata dai vangeli lucano e matteano, si considerino l'"Adorazione dei Magi" in Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna, le "Scene dell'Infanzia di Gesù" in Santa Maria Foris Portam a Castelseprio, e le "Storie della Vita di Cristo" di Bonanno Pisano presso il Duomo di Pisa (2). Un'ispirazione presente non solo nelle chiese, ma anche in quello che al tempo era il vissuto religioso folkloristico e popolare della Sacra Rappresentazione seguita poi dalla "Laude". Le scene dei Vangeli dell'Infanzia sono nove e sono disposte secondo una precisa trama di regole e simbolismi.

Alla base destra si situa l'Annuncio a Maria, contrappassato all'opposta sinistra dalla "Morte di Erode il Grande".
Le scene a destra, fino alla Natività, sono sovrastate da un arco a volta che simboleggia la benedizione di Dio e della Grazia; mentre nulla di simile si incontra a sinistra, dove episodi come la Strage degli Innocenti sono contenute semplicemente in una nicchia quadrata, simboleggiante l'elemento terrestre, quindi peccaminoso. All'apice dell'arco rimane unicamente il Bene, evidenziato dai due episodi della Regalità del Cristo (Adorazione dei Magi), mentre la Sacra Famiglia, lasciando l'Egitto, "fugge" verso destra. Il portale, in pietra di Saltrio o di Vaprio, presenta poi un secondo livello interno di abbastanza agevole interpretazione: la ghiera ornata a linea continua, anche qui con antitesi fra "Bene" e "Male".  L'ornato, in corrispondenza del lato destro, si arricchisce di cornucopie e frutti, mentre alla sinistra tende ad "asciugarsi" e a limitarsi ad una sterile ramificazione. Sugli altri elementi che completano il portale, purtroppo esistono unicamente congetture. Non sappiamo se esistesse un timpano, e comunque, se mai è esistito, da secoli è stato sostituito prima con una grata, poi con un pluteo di granito. Ai lati della struttura figurano due o avanzi di capitelli non simmetrici,, che potrebbero provenire o dalle mensole delle colonne o avanzi di capitelli non simmetrici,, che potrebbero provenire o dalle mensole delle colonne                                                                                                                            Particolare di DX

interne alla chiesa, oppure dal porticto che si presume sia esistito, almeno per alcuni secoli, davanti alla facciata. Si pensa poi che le figure animali immorsate nel laterizio della facciata possano essere simboli di Evangelisti, provenienti anch'esse o dall'interno dell'edificio o dal portico.
NOTE

1) Nella discussione sul "quando" del portale di Calvenzano sono entrati Diego di Sant'Ambrogio, A.Kingsley Porter, G.De Francovich, Mirabella Roberti, E.Arslan, M.Luisa Gatti Perer, Arturo C.Quintavalle e altri, tutti citati in F.Repishti, Il priorato cluniacense di Santa Maria in Calvenzano, 2000. Le influenze "borgognone" del portale si paleserebbero nella movimentazione obliqua dei quadri [abbazia di Vézelay], quelle comasche nel parallelismo con Sant'Alberto a Pontida; quelle emiliane nella disposizione a coppie delle figure in ogni nicchia [cfr. René Jullian, Le portail d'Andlau et l'expansion de la sculpture lombarde en Alsace à l'époque romane, in "Mélanges d'archéologie et d'histoire, 1930].

2) I tre episodi sono rispettivamente collocati nel IV-V secolo dopo Cristo (Ravenna, età tardoantica); fra VI e IX secolo (Castelseprio, arte longobardo-carolingia); al pieno XII secolo (Duomo di Pisa, romanico toscano).

4.b.2 Destra/Sinistra?

I numerosi studi effettuati sul complesso parrocchiale, artistico e monumentale di Santa Maria in Calvenzano (1) concordano nel datare l'archivolto della basilica alle concezioni artistiche del pieno romanico latino [sec.XII], quindi ad una civiltà che amava esprimersi attraverso simbologie.

Pavia, San Michele Maggiore: il combattimento contro il Peccato (particolare dei fregi in arenaria, sec. XII)Il leitmotiv è quello del culto dei morti e del trapasso delle anime, collegato al patrono della basilica, l'arcangelo Michele, in funzione di "psicopompo" dal greco (psiché, anima e pempo, accompagnatore), colui che accompagna le anime nell'aldilà.

Cioé "allusioni a concetti" più che figurazioni, in grado di essere comprese da un numero più o meno vasto di persone (2). Anche in Santa Maria in Calvenzano non mancano precisi codici simbolici e uno di questi è contenuto nel portale. La figurazione delle "Scene della Natività di Cristo" va correttamente letta "procedendo da sinistra verso destra" - in ordine orario quindi - per afferrarne il senso o meglio il messaggio cristiano. La serie di quadri scolpiti, nove, raggruppa le scene attraversate dal Bene e dalla Grazia a destra di chi guarda, dal lato nobile. Quelle macchiate dal Peccato e dalla nequizia stanno a sinistra, lato ignobile del corpo e del pensiero. Il "lato del Bene" si origina nell'Annuncio a Maria, momento in cui la Grazia entra nella Storia; il lato del Male specularmente culmina con la morte terribile di Erode il Grande, narrata da Giuseppe Flavio e probabilmente conosciuta, nella cultura romanica, anche quella popolare delle Sacre Rappresentazioni o del "teatro dei Misteri", come "tradizione apocrifa generica".  Si noti peraltro come la punizione di Erode appartenga, in senso stretto, al potere di Dio sulla Creazione, e di conseguenza sia più corretto leggere l'opposizione di significati, presente nell'archivolto, come antitesi fra la penultima scena a sinistra, la Strage degli Innocenti, e la prima a destra, l'Annuncio a Maria.  All'arco è quindi sotteso un concetto riassumibile come "fuggire dal Male e dal Peccato, operare il Bene e confidare nella Grazia".

La Destra di Dio, Calvenzano

NOTE

1)Cfr: Francesco Rephisti, il Priorato cluniacense di Santa Maria in Calvenzano, Area Studio 1999.
2) In realtà molti studi e saggi che affrontano il problema della simbolica medievale lasciano questa domanda piuttosto in secondo piano: quanti, al di fuori delle èlites colte ed ecclesiastiche, sapevano esattamente decifrare i terribili moniti dei "mostri" e delle grottesche romaniche?

4.b.3 Erode come Teodorico?

Villareggio, frazione di Zeccone (Pv), 'antichissima zona absidale della Pieve di San Giovanni Battista e inserti ornamentali di materiali in pietra, di probabile origine romana, nella muratura esterna di cascina Rosa. Secondo la scuola storica pavese attuale (Fabio Troncarelli e altri), Severino Boezio potrebbe avere affrontato il martirio qui. Nella "Villa Regis" di un re barbaro, Teodorico, forse.

Diversi l'hanno creduto (1), e se così fosse Vizzolo e la sua zona avrebbero nella loro storia un personaggio che probabilmente offusca tutti gli altri. Il "De consolatione philosophiae", la massima opera di Boezio e uno dei non sovrabbondanti frutti del pensiero occidentale nella prima metà del Medioevo, sarebbe stato composto 1500 anni fa nel monastero di Calvenzano. Calvenzano, Vizzolo Predabissi: epigrafe murata il 23 ottobre 1947 sul contrafforte N della chiesa, a memoria del presunto martirio in sito del filosofo e uomo politico A.M.Severino Boezio  O nella chiesa primitiva. O in qualunque altra cosa esistesse, aspettando la propria condanna a morte.
Tale pista interpretativa mu
ove (oltre che dai testi) da simbologie vere o presunte. L'ottava e la nona figura da destra, nel portale diingresso alla basilica, effigiano rispettivamente "La strage degli innocenti", episodio riferito dai Vangeli dell' Infanzia, e "La morte di Erode il Grande" (ca. 4 a.C.), un episodio circostanziato dal testo di Giuseppe Flavio "Antichità Giudaiche" (2) e per nulla dai Vangeli canonicamente accettati. Le "Antichità Giudaiche" non dicono che Erode il Grande si suicidò, ma che morì per una sorta di ictus che lo prese mentre faceva un bagno curativo in una conca d'olio. Qualcuno ha voluto vedere nella tragica e dolorissima morte dell'autore della "Strage degli innocenti" la "figura" (in termini storico-biblici) della "Strage dell'innocente": Anicio Manlio Severino Boezio, l'"ultimo dei romani", l'unico che avrebbe potuto avviare, 250 anni prima di Carlomagno, la fusione fra latinità e germanesimo. Si è argomentato che sul portale di Calvenzano in effetti di bimbo ucciso se ne vede uno solo (uno come il martire Boezio, della cui esecuzione non collettiva siamo certi); che sia Teodorico che Erode sono morti pochissimo tempo dopo l'iniqua persecuzione di Gesù Cristo e Boezio; e infine che uno dei testi che più ci dicono sulla dominazione ostrogota d'Italia , nel poco che si ha, il cosiddetto "Anonimo Valesiano" o "Excerpta Valesiana", fa morire Teodorico dopo tre giorni di fluxus ventris, situazione che ben chiama di starsene calati in una tinozza. Come la botte che si vede a Calvenzano. 
Vero é che le reliquie dell'aLa questione, da un punto di vista filologico, documentario e repertistico, sembra onestamente pendere dalla parte "pavese"(3). Cioè spostare l'esecuzione di Boezio ugualmente in un luogo chiamato "Calvenzano", ma in prossimità di Pavia. E ce ne sono almeno due anche lì. Il dato di fatto é che le reliquie di San Severino Boezio (sarebbe meglio dire: le reliquie "ritenute di San Severino Boezio") si trovano a Pavia, nella chiesa romanica molto rimaneggiatadi San Pietro in Ciel D'Oro, dove si trova anche l'arca gotica con le spoglie di Agostino di Ippona. Per ipotizzare un'esecuzione di Boezio in territorio decisamente diocesano milanese, nel 524 d.C., occorre introdurre una successiva "traslazione reliquiale", avvenuta nel Medioevo centrale, che abbia in un certo senso cancellato la memoria di Boezio martire milanese facendone un santo della diocesi di Pavia.

A Pavia non c'è una reliquia di Boezio, ma l'intero "Corpo Santo". utore del "De Consolatione philosophiae" sembrano effettivamente "apparire", spuntare da un lungo obliò, anche nel mondo pavese, e le più recenti interpretazioni ritengono non plausibile la tradizione che vorrebbe sia stato il re longobardo Liutprando (712-744 d.C.) ad averle scoperte "solo" dopo duecento anni di dispersione. Se Boezio è morto a Pavia, o vicino, per almeno cinque secoli anche i pavesi si erano dimenticati dove (4). Ma è pensabile che questo "dove" significhi Milano o zona ambrosiana, considerando anche l'orgogliosa autonomia di Pavia, capitale longobarda e carolingia, rispetto a Milano ?  Un elemento che potrebbe ancora oggi spostare verso il partito "milanese" la questione sarebbe il rinvenimento, in qualche codice o regesto medievale del nome ager calventianus (così come l'Anonimo Valesiano indica il luogo del martirio di Boezio) riferito al "nostro" Calvenzano, quello di Vizzolo.

a questa dizione, per ora, non si è trovata. M                                                                          Emanuele Dolcini         

 

 

 

 

 

        NOTE

1) Cfr. Luigi Biraghi, Severino Boezio filosofo teologo e martire in Calvenzano Milanese, edizione Ambrosiana 1865; sac. Ildefonso Schuster in "L'Italia", ottobre 1947.
2) Cfr. Studio Architetti Sala, Il portale di S.Maria Assunta [sic] a Calvenzano,1996.
3) Come "confutazione" del Boezio milanese é ancora oggi valido il vivace opuscoletto di sac.Faustino Gianani, In Agro Calventiano, Melegnano 1961
4) Cfr. i recenti e brillanti studi di Fabio Troncarelli, Il sepolcro di Severino Boezio, riportati anche nel sito www.paviaedintorni.it. Troncarelli ritiene che il Calvenzano pavese sede dell'esecuzione sia da identificarsi con la località "Cravenza di Villareggio", circa 10 km a nord-est di Pavia, e che il ritrovamento delle reliquie non possa in alcun modo essere anteriore all'XI secolo.