13 maggio 20220 - Basilica di S. Maria in Calvenzano
sintesi della relazione del prof. Emunele Marco Dolcini, giornalista e Ricercatore di Storia locale.
Considerando Benedetto da Norcia (480-540 d.C.) come fondatore dell'esperienza monastica più importante dell'Occidente cristiano, si deve sottolineare come quest'ultimo sia frutto a sua volta di una lunga vicenda, antica cinque secoli esatti, durante i quali la dimensione cristiana è andata dal tempo delle origini fino alla formulazione di "praticamente tutto" ciò che ha caratterizzato il cristianesimo nel suo divenire storico.
Quindi Benedetto, che talvolta utilizza nella "Regula monasteriorum" espressioni di nostalgia e idealizzazione della Chiesa apostolica primitiva, si auto-percepisce come rappresentante di un mondo lontano e in qualche misura decaduto rispetto alla comunità idealizzata dei tempi dei primi testimoni del Risorto (At, 4, 32-37).
In via preliminare occorre osservare che l'esperienza monastica, pur presente in tutte le culture religiose, nell'ambito cristiano si differenzia da quello non solo extracristiano, ma anche di altri monoteismi, per essere l'incontro con una "persona", Gesù (vedi Gv,6), e non con "Dio" attraverso tecniche meditative e trascendentali. Di qui il carattere "incarnato" e poco mistico di molta esperienza monastica cristiana.
- nel 60 d.C., con il Concilio di Gerusalemme, il cristianesimo si differenzia in via definitiva dall'ebraismo. Fino a quel punto i cristiani sono visti genericamente come "ebrei", residenti fuori o dentro il territorio della Palestina.
- a metà del sec.II d.C. cominciano ad apparire le prime interpretazioni eretiche della predicazione attribuita a Gesù e già codificata nei Vangeli. Le eresie si possono qualificare, in linea generale, come sovrastrutture o sovrainterpretazioni filosofiche (letture interpretative) dei "loghìa", discorsi, attribuiti a Gesù. Si cerca quindi una verità nascosta (gnostica) nel messaggio cristiano.
- eresie "giudiziali": la vera Chiesa è quella che moralmente appare santa, e non la comunità complessiva dei credenti (montanismo: esiste una "Chiesa dello Spirito" dei profeti e delle profetesse, superiore ad una Chiesa "istituzionale" dei vescovi);
- eresie propriamente teologico/gnostiche: docetismo (Gesù "sembrava" avere un corpo fisico, ma in quanto Dio non poteva averlo; un'ultima eco del docetismo è nel Corano, dove si dice che Gesù "non è veramente morto, ma un altro è andato sulla croce per lui"); arianesimo (Gesù non è propriamente uomo, ma è comunque "prima fra le Creature"), monofisismo (Gesù ha natura esclusivamente divina e non umana), monotelismo (Gesù è mosso dalla sola volontà divina), adozionismo (Gesù è un uomo "divinizzato" pro tempore dall'"adozione" di Dio).
Quasi tutte le eresie arrivano dall'Oriente, anche per il semplice fatto che la parte orientale dell’Impero Romano è quella cristianizzata per prima e quindi maturata prima nel pensiero teologico. In ciò si manifesta una caratteristica difficoltà, da parte del pensiero orientale - dove per orientale si include anche la filosofia greca classica, Aristotele escluso - ad essere "naturalista", cioè a salvaguardare l'autonomia delle realtà terrene rispetto al divino.
Le eresie e i problemi teologico/cristologici vengono affrontate prima da sinodi, poi da Concili (Nicea 325 d.C, Efeso 431, Calcedonia 451), manifestando con ciò il contributo della storia della Chiesa alla nascita del parlamentarismo/ assemblearismo moderno.
Fra la fine del III e l'inizio del IV secolo cominciano a svilupparsi forme di monachesimo, sempre nella pars orientalis dell'Impero, mentre quella occidentale ha per capitale Milano. Antonio abate, Pacomio, Basilio, precedono di circa 100-150 anni Benedetto e Scolastica da Norcia, ma le "Regulae" a loro attribuite - in alcuni casi collezioni di detti e non vere opere autografe - in realtà anticipano già molti aspetti della regola benedettina, come il lavoro manuale e la vita associata (cenobitica e non eremitica) dei monaci.
La ragione della fortuna del benedettinismo si dovrebbe rintracciare piuttosto in ciò che accade dopo il santo di Norcia: il sempre maggiore distacco fra chiesa di Roma e chiesa di Bisanzio, con la conseguente spinta a cercare basi del monachesimo in una carta fondamentale "occidentale".
Nel 392 d.C., con l'Editto di Teodosio, il cristianesimo è la religione ufficiale dell'Impero romano. Cessano le persecuzioni (che peraltro non vanno viste come flusso continuo, ma come episodi periodici con "picchi" più o meno accentuati) e da qui fino al 1789, alla Rivoluzione francese, fondamentalmente la Chiesa europea non si troverà più in posizione "martire" rispetto ad un potere antitetico, concorrenziale e non cristiano. Ma paradossalmente proprio questo "essere maggioranza" diventa spinta forte a vivere più profondamente la vocazione, e quindi spinge anche le comunità monastiche. È il problema del cesaropapismo: il carattere favorevole del potere civile-statale rispetto alla Chiesa ne condiziona anche l'agire e fa decadere il livello morale medio. Cesaropapismo e teocrazia si generano peraltro nello stesso "brodo di coltura": è sufficiente ad es. che l'autorità civile sia troppo condizionata da quella spirituale (es: impero di Carlo Magno) per scivolare verso la teocrazia.
- Benedetto da Norcia vive sotto la dominazione ostrogota d'Italia, dopo la cessazione - praticamente inavvertita - dell'Impero in Occidente nel 476 d.C. All'epoca sono ancora esistenti le istituzioni politiche e le magistrature romane (prefetti, consoli, curiae cittadine ecc.) per cui una delle motivazioni del fenomeno benedettino non può essere ricercata nella "contestazione" del potere temporale e del coinvolgimento civile della sfera ecclesiale. Ciò avverrà assai più tardi, dal IX-X secolo, quando ad es. l'imperatore "dei romani" (cioè l'erede di Carlo Magno) verrà eletto da otto grandi principi di cui ben tre sono arcivescovi tedeschi. Le motivazioni dell'affermazione del benedettinismo sono invece da ricercare, oltre in quanto detto prima, in alcune intuizioni della Regola, inaudite per la società dell'epoca, come l'invito a "non distinguere il servo dal libero" nel considerare gli aspiranti monaci. Il completamento dell'evangelizzazione dell'Europa occidentale ancora pagana (Germania, Britannia) è uno dei compiti fondamentali del nuovo ordine.
- nell' 817 d.C. Ludovico il Pio, uno dei figli di Carlo Magno, rende obbligatoria la Regola di Benedetto in tutto il Sacro Romano Impero;
- nel 909 d.C. a Beaume e Cluny, in Borgogna, nasce una nuova "filiazione" benedettina: Cluny. Siamo nel pieno del cosiddetto "Medioevo feudale" europeo (ca.850-950 d.C.) e quindi Cluny non può che essere una realtà feudale. L'atto costitutivo è una donazione, un lascito, da parte del Duca d'Aquitania Guglielmo il Pio all'abate di Beaume, Bernone, che sarà primo abate di Cluny. L'aspetto "rivoluzionario" sta però nel fatto che la donazione è direttamente al "patrimonium Petri", cioè a Roma e al papa. In questo modo si crea l'"immunitas", cioè l'indipendenza di ogni fondazione cluniacense dai poteri locali - signorili e vescovili - e il suo diretto legame con la sede romana.
Anche la donazione della chiesa di Santa Maria in Calvenzano ai cluniacensi, da parte della famiglia dei "Da Meloniano", nel 1093 o 1095 d.C., può essere interpretata come atto di realismo, di presa d'atto da parte del vescovo Anselmo III da Rho dell'impossibilità di impedire l'"immunitas" cluniacense nel contado milanese. Alcuni studiosi (Violante) hanno discusso sul fatto che questo "dipendere da un centro unico" del sistema cluniacense possa essere all'origine dello Stato nazionale moderno, nel quale la stessa legge vale finchè c'è qualcosa che lega tutti gli elementi su cui quella legge può estendersi (popolazione, lingua, cultura, limiti geografici naturali, ecc.).
Dopo un periodo di assoluta decadenza del papato, che tocca il peggio con la vicenda del 18enne Giovanni XII nel 1054, la qualità dei pontefici migliora sia per l'influsso cluniacense, sia per quello imperiale. Nel 972 d.C. Ottone II di Sassonia, imperatore "dei romani" (titolo post carolingio) stabilisce il "Privilegium Othonis": 93 vescovati e diocesi tedeschi vengono trasformati in signorie civili e l'imperatore si riserva il diritto di approvare in ultima istanza l'elezione del papa (anche Carlo Magno aveva il titolo di "episcopus externus").
Si apre qui il vero fronte del contrasto fra autorità universale civile (impero) e autorità religiosa (Chiesa), quello noto come "lotta per le investiture", che occuperà l'intero XI secolo e parte del XII.
In questo contesto, se il papa cluniacense Gregorio VII (Ildebrando da Soana), nel 1076 avrà atteggiamenti durissimi, non sarà seguito compattamente dalla "ecclesia" di Cluny.
- Nel 1095 un altro cluniacense, Urbano II, bandisce la Crociata (o meglio, rivolge un "appello" a liberare i luoghi santi dai turchi), con molti dubbi da parte dell'insieme cluniacense in quanto tale;
- Alla fine del secolo (1098) con Roberto di Molesme e poi più ampiamente con Bernardo di Chiaravalle, sempre dal centro della Francia giunge un nuovo superamento dialettico del monachesimo europeo: il movimento di Citeaux (cistercense), sempre benedettino, mosso dalle stes- se istanze che erano state di Cluny quasi duecento anni prima (contesta-zione della perdita di spiritualità monastica, contestazione dell'accumulo di corti, "masse" e proprietà da parte delle fondazioni cluniacensi). La questione papale non entra invece più nelle priorità, data la qualità ora accettabile dei pontificati.
- Bernardo di Ch. impone che le abbazie cistercensi siano ovunque fuori città, Chiaravalle Milanese e Morimondo ne sono esempio;
- contesta l'eccesso di produzione artistica nei complessi abbaziali ("simbolismi che servono solo alla meraviglia";
- contesta la ricchezza cluniacense;
Nonostante ciò, il monachesimo della "civiltà comunale" (XI-XIII sec.) europea è quello cistercense.
In tal senso è stato fatto notare che le grandi abba-zie cistercensi, cominciando da Chiaravalle alle porte di Milano, hanno una mentalità più "mercantile" e meno feudale rispetto a quelle di Cluny, in quanto le rese agricole anziché essere destinate all'auto-consumo, o quasi solo a quello, alimentano anche un forte circuito commerciale.