Un laboratorio di "mensiocronologia" alla basilica di Santa Maria di Calvenzano a Vizzolo: si è tenuto sabato 8 aprile 2017, con l'iniziativa "Archeologi per un giorno", che ha attirato l'interesse di quasi quaranta persone venute a conoscenza attraverso i più diversi canali. La disciplina dei materiali è appunto la mensiocronologia: suo principio è che l'utilizzo di mattoni o altre risorse edilizie con precise caratteristiche si aggancia ad un certo periodo. È esattamente quello che accade nelle scienze naturali con i "fossili guida": se ci sono quelli, sappiamo quando siamo. Più elementi simili si trovano in una determinata area di un'edificio, più ci si approssima alla certezza che quella sia un'"unità strutturale": una parte realizzata in una fase ben precisa.
A Calvenzano, visto che il materiale prevalente - anzi quasi esclusivo - è il laterizio a vista, occorre prendere misure di un numero significativo di mattoni in una data area ed elaborare la media di tre dimensioni tipiche: lunghezza, larghezza e spessore. Con questi dati in mano è possibile ipotizzare che gruppi di mattoni con una media ravvicinata appartengano a un periodo omogeneo.
Questo lavoro è stato svolto nell'intera giornata di sabato dal gruppo di partecipanti suddiviso in coppie: a ciascuna coppia è stata assegnata una zona dell'alzato della basilica. Abbiamo misurato pilastri, navate interne e facciata. Il laboratorio non professionale è stato coordinato dagli architetti Anna Decri e Laura Bruzzone, che già l'anno scorso, in associazione con il Dipartimento di scienze dell'architettura del Politecnico di Milano, avevano effettuato una serie di rilevazioni sulla nostra chiesa in merito alla possibile avanzata del cantiere che potremmo definire "Calvenzano III", quello dei secoli XII e XIII, il convento eretto dai monaci dell'ordine cluniacense.
Il seminario di sabato scorso non è certo arrivato a conclusioni perentorie, perchè se è vero che archeologi si può essere un giorno, farlo una vita intera rende l'idea della complessità del compito. Comunque abbiamo avviato il lavoro di definizione delle aree plausibilmente risalenti alla medesima datazione cronologica.
L'ipotesi è che la chiesa presenti tre gruppi tipici di laterizio:
1) mattone totalmente romano di riuso (abside e abside esterna: l'evidenza del reimpiego è tale che nemmeno abbiamo misurato l'area!);
2) mattone romano riutilizzato e tagliato, frammisto a laterizio medievale in percentuali variabili (pilastri colonnari);
3) mattone prevalentemente medievale e moderno fino al XV secolo (?), al limite senza inserti di riutilizzo (facciata e interno prime due campate).
Interessante è, a questo punto, indagare su possibili analogie fra i mattoni di Calvenzano e quelli di alcuni altri edifici di epoca medievale esistenti nelle adiacenze. Misure simili a quelle riscontrate in basilica rafforzerebbero l'idea che in un dato periodo si possano trovare dei "materiali guida" anche a livello locale.
(e.d.)